Seduti a gambe incrociate di fronte al pubblico sparuto ma attento, variegato, curioso. Normale non si tratti di una folla, perché in scena non c’è uno spettacolo ma lo spettacolo dello spettacolo, anzi, lo spettacolo dei lavoratori dello spettacolo.
Incomincia così, in un sabato pomeriggio d’autunno, “The Making of: laboratorio di saperi e di mestieri” promosso dal Teatro Colosseo, per offrire opportunità di crescita a spettatori consapevoli. “Il progetto nasce da un bando della Città di Torino e del Ministero” si premura di precisare Claudia Spoto, direttrice artistica del Colosseo, che guida una struttura privata, solitamente non finanziata. “L’idea deriva dalla volontà di aprire il teatro alla città in modo diverso, perché credo che il teatro appartenga a tutti”.
Claudia parla con il solito garbo, manifesta contentezza e emozione. Poi tocca alla persona al suo fianco, l’uomo, dalla candida e fluente chioma, che si completa con una barba altrettanto bianca. E’ Massimo Chiesa, che Claudia Spoto ha scelto per accompagnare gli spettatori in questa avventura. Regista, ma soprattutto produttore genovese dal cognome importante.